L'idea dell'esistenza di un fantomatico "quinto beatle" nacque sulla stampa musicale degli anni '60, che probabilmente cercava tra le figure di contorno alla band chi fosse stato più determinante per il quartetto e il suo incredibile successo. Molti nomi sono stati fatti, e il titolo di "quinto" è stato a volte attribuito anche a persone che non avevano a che fare con i baronetti. Vediamoli:
Stuart Sutcliffe
Bassista della band tra il 1960 e il 1961, fu fisicamente il quinto beatle finché non lasciò il gruppo per dedicarsi alla pittura e alla compagna. Morì a causa di paralisi cerebrale (altre fonti riportano aneurisma) nel 1962 e venne sempre ricordato da McCartney, Harrison e Lennon, in particolare da quest'ultimo che era il suo migliore amico. Il suo volto compare sulla copertina di "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band".
Billy Preston
Polistrumentista e amico dei Beatles, in particolare di Harrison, suonò con loro nell'album "Let it be". Fu l'unico artista non appartenente al quartetto a venir accreditato su di un singolo dei Beatles; sui credits di "Get Back" c'è infatti scritto "The Beatles with Billy Preston". Ha suonato in progetti solisti e con diverse band, tra cui i Rolling Stones. È stato l'unico uomo al mondo ad essere sia quinto beatle sia sesto stone. Tanto di cappello.
Nel 1969 John Lennon lo propose agli altri come "quinto beatle", ma lui preferì definirsi "beatle nero".
Citato come "quinto" in "Beatles - L'enciclopedia" di Bill Harry.
Brian Epstein
Manager dei Beatles, fu lui a scoprirli al Cavern Club e a portarli alla ribalta internazionale. Per la loro promozione impegnò ingenti somme personali, e prestò il suo appartamento da single a John Lennon e alla moglie Cynthia che non avevano una loro casa. Di poco più vecchio dei baronetti, fu fondamentale nell'insegnare loro come stare sul palco, come proporsi alla stampa e ai fans, nonché per il loro look. Senza di lui i Beatles non sarebbero mai diventati un fenomeno. Fu inoltre determinante nel mantenere il clima corretto all'interno della band, e nel ricordare ai quattro da dove venissero, tant'è che in seguito alla sua morte prematura, avvenuta nel '67, i rapporti tra i Beatles iniziarono ad incrinarsi, fino ad arrivare allo scioglimento del gruppo.
Esiste una graphic novel che racconta la storia di Brian Epstein intitolata proprio "Il quinto beatle" realizzata da Vivek J. Tiwary e Andrew C. Robinson. George Martin rifiutò il titolo di "quinto" attribuendolo a Brian Epstein.
"Se mai c'è stato un quinto beatle, era di certo Brian" - ha dichiarato Paul McCartney nel 1997 e nel 1999.
George Martin
Produttore dei Beatles, la sua conoscenza musicale fu fondamentale nella creazione dei loro pezzi. Nel periodo più creativo Lennon e McCartney andavano da lui con richieste bizzarre per i suoni che volevano nei brani (John: "Voglio sentire l'odore della segatura" per "Mr Kite"), e lui riusciva a trovare il modo per realizzarli. È l'unica persona che abbia pubblicato dei brani a suo nome in un album dei Beatles: il disco contenente la colonna sonora del film "Yellow Submarine", infatti, presenta sul lato A i pezzi scritti dai Beatles, mentre sul lato B le musiche per il film composte da George Martin.
"Se qualcuno ha guadagnato il titolo di quinto Beatle era George." - ha scritto Paul McCartney sulla sua pagina Facebook alla morte del produttore il 9 marzo 2016. Sì, ok: Sir Paul si è contraddetto, ma sono passati 17 anni tra le due dichiarazioni.
Sempre in occasione della morte del produttore, Julian Lennon (primogenito di John) lo ha definito "Il quinto beatle, senza questioni" e Alan Parson (ingegnere del suono di "Abbey Road" e "Let it be") ha sentenziato "Si è guadagnato il titolo di quinto beatle."
Pete Best
Batterista della band al tempo in cui la formazione comprendeva anche Lennon, McCartney, Harrison e Sutcliffe (vedi foto), incise con il gruppo la prima versione di "Love me do", ma non fu ritenuto abbastanza capace da George Martin. Grazie a questo entrò nella band il bravo e simpatico Ringo Starr, con il quale venne reincisa "Love me do" che uscì come singolo. Best iniziò a percepire royalties per quell'incisione solo nel 1995, quando il brano venne inserito nella compilation "Anthology 1".
Citato come possibile quinto beatle nel volume "The Beatles revolution" di Enesto Assante e Gino Castaldo.
Stuart Sutcliffe
Bassista della band tra il 1960 e il 1961, fu fisicamente il quinto beatle finché non lasciò il gruppo per dedicarsi alla pittura e alla compagna. Morì a causa di paralisi cerebrale (altre fonti riportano aneurisma) nel 1962 e venne sempre ricordato da McCartney, Harrison e Lennon, in particolare da quest'ultimo che era il suo migliore amico. Il suo volto compare sulla copertina di "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band".
Billy Preston
Polistrumentista e amico dei Beatles, in particolare di Harrison, suonò con loro nell'album "Let it be". Fu l'unico artista non appartenente al quartetto a venir accreditato su di un singolo dei Beatles; sui credits di "Get Back" c'è infatti scritto "The Beatles with Billy Preston". Ha suonato in progetti solisti e con diverse band, tra cui i Rolling Stones. È stato l'unico uomo al mondo ad essere sia quinto beatle sia sesto stone. Tanto di cappello.
Nel 1969 John Lennon lo propose agli altri come "quinto beatle", ma lui preferì definirsi "beatle nero".
Citato come "quinto" in "Beatles - L'enciclopedia" di Bill Harry.
Brian Epstein
Manager dei Beatles, fu lui a scoprirli al Cavern Club e a portarli alla ribalta internazionale. Per la loro promozione impegnò ingenti somme personali, e prestò il suo appartamento da single a John Lennon e alla moglie Cynthia che non avevano una loro casa. Di poco più vecchio dei baronetti, fu fondamentale nell'insegnare loro come stare sul palco, come proporsi alla stampa e ai fans, nonché per il loro look. Senza di lui i Beatles non sarebbero mai diventati un fenomeno. Fu inoltre determinante nel mantenere il clima corretto all'interno della band, e nel ricordare ai quattro da dove venissero, tant'è che in seguito alla sua morte prematura, avvenuta nel '67, i rapporti tra i Beatles iniziarono ad incrinarsi, fino ad arrivare allo scioglimento del gruppo.
Esiste una graphic novel che racconta la storia di Brian Epstein intitolata proprio "Il quinto beatle" realizzata da Vivek J. Tiwary e Andrew C. Robinson. George Martin rifiutò il titolo di "quinto" attribuendolo a Brian Epstein.
"Se mai c'è stato un quinto beatle, era di certo Brian" - ha dichiarato Paul McCartney nel 1997 e nel 1999.
George Martin
Produttore dei Beatles, la sua conoscenza musicale fu fondamentale nella creazione dei loro pezzi. Nel periodo più creativo Lennon e McCartney andavano da lui con richieste bizzarre per i suoni che volevano nei brani (John: "Voglio sentire l'odore della segatura" per "Mr Kite"), e lui riusciva a trovare il modo per realizzarli. È l'unica persona che abbia pubblicato dei brani a suo nome in un album dei Beatles: il disco contenente la colonna sonora del film "Yellow Submarine", infatti, presenta sul lato A i pezzi scritti dai Beatles, mentre sul lato B le musiche per il film composte da George Martin.
"Se qualcuno ha guadagnato il titolo di quinto Beatle era George." - ha scritto Paul McCartney sulla sua pagina Facebook alla morte del produttore il 9 marzo 2016. Sì, ok: Sir Paul si è contraddetto, ma sono passati 17 anni tra le due dichiarazioni.
Sempre in occasione della morte del produttore, Julian Lennon (primogenito di John) lo ha definito "Il quinto beatle, senza questioni" e Alan Parson (ingegnere del suono di "Abbey Road" e "Let it be") ha sentenziato "Si è guadagnato il titolo di quinto beatle."
Pete Best
Batterista della band al tempo in cui la formazione comprendeva anche Lennon, McCartney, Harrison e Sutcliffe (vedi foto), incise con il gruppo la prima versione di "Love me do", ma non fu ritenuto abbastanza capace da George Martin. Grazie a questo entrò nella band il bravo e simpatico Ringo Starr, con il quale venne reincisa "Love me do" che uscì come singolo. Best iniziò a percepire royalties per quell'incisione solo nel 1995, quando il brano venne inserito nella compilation "Anthology 1".
Citato come possibile quinto beatle nel volume "The Beatles revolution" di Enesto Assante e Gino Castaldo.
Andy White
Batterista appartenente all'Associazione Musicisti cui si rivolgeva George Martin quando aveva bisogno di un turnista, fu convocato l'11 settembre 1962 per sostituire Ringo Starr nell'incisione del primo singolo dei Beatles, "Love Me Do/P.S. I Love You". Il produttore non era infatti convinto delle capacità né di Best né di Starr, ma White fece peggio. Per capirci: prima lo registrò Pete Best, poi Andy White, poi alla fine Ringo Starr fece la performance migliore e si guadagnò il posto fisso nel quartetto.
Jimmie Nicol
Batterista, sostituì Ringo Starr - che era ammalato - in alcune date del tour dei Beatles del 1964 in Danimarca, Olanda, Hong Kong e Australia. Probabilmente ha passato gli anni dal '64 al '70 sperando che Ringo si ammalasse di nuovo.
Derek Taylor
Responsabile dell'ufficio stampa dei Beatles, fu fondamentale nella diffusione della beatlemania.
Citato come possibile quinto beatle nel volume "The Beatles revolution" di Enesto Assante e Gino Castaldo.
Neil Aspinall
Primo rodie dei Beatles, successivamente road manager e presenza costante in tutta la loro storia; ha suonato il tamburello, l'armonica e le percussioni in alcuni pezzi.
"Un censimento ha stabilito che ci sono circa cinquemila quinti beatle. Ma in verità ce ne sono stati solo due: Derek Taylor e Neil Aspinall" - ha dichiarato George Harrison nel gennaio 1988.
Mal Evans
Inizialmente autista e rodie dei Beatles, diventò poi il loro assistente personale. Per alcuni mesi, durante le registrazioni dell'album "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", fu praticamente il fac-totum di Paul McCartney, che aiutò nella composizione dei brani "Sgt. Pepper..." e "I'm fixing a hole". Ha preso parte a molte incisioni del quartetto suonando diversi strumenti.
Citato come "quinto beatle" nel volume "Il libro bianco dei Beatles" di Franco Zanetti.
Klaus Voorman
Illustratore e bassista, amico dei Beatles dai tempi di Amburgo a quello delle carriere separate. Disegnò la copertina di "Revolver" e suonò negli album solisti di Lennon, Harrison e Starr. Nel 1971 la stampa scrisse che Voorman avrebbe partecipato alla ricostituita formazione dei Beatles sostituendo McCartney, cosa che non avvenne. A volte viene indicato come "il beatle mancato".
Batterista appartenente all'Associazione Musicisti cui si rivolgeva George Martin quando aveva bisogno di un turnista, fu convocato l'11 settembre 1962 per sostituire Ringo Starr nell'incisione del primo singolo dei Beatles, "Love Me Do/P.S. I Love You". Il produttore non era infatti convinto delle capacità né di Best né di Starr, ma White fece peggio. Per capirci: prima lo registrò Pete Best, poi Andy White, poi alla fine Ringo Starr fece la performance migliore e si guadagnò il posto fisso nel quartetto.
Jimmie Nicol
Batterista, sostituì Ringo Starr - che era ammalato - in alcune date del tour dei Beatles del 1964 in Danimarca, Olanda, Hong Kong e Australia. Probabilmente ha passato gli anni dal '64 al '70 sperando che Ringo si ammalasse di nuovo.
Derek Taylor
Responsabile dell'ufficio stampa dei Beatles, fu fondamentale nella diffusione della beatlemania.
Citato come possibile quinto beatle nel volume "The Beatles revolution" di Enesto Assante e Gino Castaldo.
Neil Aspinall
Primo rodie dei Beatles, successivamente road manager e presenza costante in tutta la loro storia; ha suonato il tamburello, l'armonica e le percussioni in alcuni pezzi.
"Un censimento ha stabilito che ci sono circa cinquemila quinti beatle. Ma in verità ce ne sono stati solo due: Derek Taylor e Neil Aspinall" - ha dichiarato George Harrison nel gennaio 1988.
Mal Evans
Inizialmente autista e rodie dei Beatles, diventò poi il loro assistente personale. Per alcuni mesi, durante le registrazioni dell'album "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", fu praticamente il fac-totum di Paul McCartney, che aiutò nella composizione dei brani "Sgt. Pepper..." e "I'm fixing a hole". Ha preso parte a molte incisioni del quartetto suonando diversi strumenti.
Citato come "quinto beatle" nel volume "Il libro bianco dei Beatles" di Franco Zanetti.
Klaus Voorman
Illustratore e bassista, amico dei Beatles dai tempi di Amburgo a quello delle carriere separate. Disegnò la copertina di "Revolver" e suonò negli album solisti di Lennon, Harrison e Starr. Nel 1971 la stampa scrisse che Voorman avrebbe partecipato alla ricostituita formazione dei Beatles sostituendo McCartney, cosa che non avvenne. A volte viene indicato come "il beatle mancato".
George Best
Non è il fratello di Pete Best e non è neanche parente. Calciatore attaccante irlandese, pallone d'oro nel 1968, divenne subito famoso per la sua vita sopra le righe, tanto che la stampa sportiva lo soprannominò "il quinto beatle".
Jim Sturgess
Protagonista del musical "Across the universe" del 2007, film costruito sulle musiche dei Beatles, è stato definito "voce e viso da quinto Beatles" dal quotidiano "Liberazione". C'è da dire che anche la pettinatura di scena aiutava.
Articolo originale pubblicato il 18/04/2017 su Onda Musicale
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I Beatles contro i Rolling Stones
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