Tutti conoscono la copertina dell'album "Abbey Road", la cui iconica foto mostra i quattro Beatles attraversare la strada sulle strisce pedonali, uno dietro l'altro. C'è però un particolare curioso: mentre Lennon, Harrison e Starr indossano le scarpe, McCartney è scalzo. Come mai?
La risposta è molto banale, e ce la fornisce lo stesso Paul in un'intervista: “Quel giorno ero in infradito e faceva caldissimo, non riuscivo a concentrarmi a causa delle scarpe e dell’afa e alla fine ho deciso di levarmi anche gli infradito e di fare gli ultimi scatti a piedi nudi." A questo possiamo aggiungere che il bassista cercava sempre di distinguersi dagli altri tre nelle foto per farsi notare, e come vedete ha ottenuto il risultato che desiderava visto che ne stiamo parlando ancora oggi. Ignorando questa semplice spiegazione, molte persone vedono in quel particolare una conferma alla teoria che Paul sia morto nel 1966.
Restiamo in tema: perché si dice che McCartney sia morto?
Nel 1969 un ascoltatore telefonò in diretta ad una radio di Detroit dicendo che Paul McCartney fosse morto nel 1966, poi sostituito da un sosia, e che le conferme di ciò si trovassero nascoste nelle canzoni e nelle copertine dei Beatles. Invece di essere derubricata a leggenda metropolitana, questa telefonata e la sua teoria fecero il giro del mondo. Freeda Kelly, la segretaria dei Beatles, venne sommersa di telefonate da tutto il mondo che le chiedevano se fosse vero. Lei, preoccupata da tanto clamore, chiamò direttamente McCartney il quale confermò di stare bene. La leggenda non si fermò qui ma continuò ad imperversare (e c'è chi vi crede tutt'ora), fino a guadagnarsi il nome ufficiale di "P.I.D." (acronimo di "Paul Is Dead"). La vicenda sarebbe la seguente: una notte Paul McCartney sta guidando la macchina, non si accorge che un semaforo è diventato rosso e prosegue diritto, andandosi a schiantare e morendo sul colpo, perdendo la testa nell'impatto. Testimone dell'evento una ragazza di nome Rita a cui il beatle aveva dato un passaggio, uscita miracolosamente illesa dall'incidente, e che ne avrebbe raccolto le ultime parole.
Questa teoria non ha mai trovato una sola prova certa. Chi vi crede sostiene esistano molti indizi nelle copertine e nei testi delle canzoni, ma nessuno di questi prova realmente qualcosa. Non è che prima si siano trovati gli indizi e da questi si sia dedotta la verità, ma viceversa. Si è prima stabilito dove si voleva arrivare, e in base a quello si è riletta tutta l'opera dei Beatles. Questo non è un metodo investigativo valido, funzionante; seguendo questa procedura si può trovare qualsiasi risultato si desideri, se si ha abbastanza fantasia.
Tutti conoscono la copertina di "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", il più famoso album dei Beatles e probabilmente della storia. Ma chi sono i personaggi che vi compaiono? È vero che alcuni di questi sono misteriosi oppure occulti?
La copertina nacque in questo modo: una volta decisa l'idea, i Beatles stabilirono che ognuno di loro avrebbe potuto scegliere i personaggi che vi sarebbero comparsi. Paul McCartney scelse cantanti e scrittori, George Harrison volle santoni indiani, John Lennon avrebbe voluto Hitler, Gandhi e Gesù Cristo ma queste proposte gli furono bocciate, Ringo Starr disse che gli andava bene quello che volevano gli altri. I nomi esatti dei personaggi sono riportati all'interno del libretto dell'album, e non vi compare nessun individuo "compromettente".
Nel 1966 i Beatles erano già all'apice della loro carriera, ed erano famosi anche per la loro attività dal vivo. I concerti del quartetto registravano una partecipazione di pubblico mai vista prima, e i loro tour coprivano tutto il mondo. Proprio in quel momento decisero di mollare tutto e di non esibirsi più di fronte ad un pubblico. Perché?
Molti fattori stanno dietro a questa scelta. Uno di questi è lo stress che la vita in tour comportava; in pochissimi anni i Beatles erano passati da ragazzi sconosciuti a stars mondiali, e la rapidità di questo cambiamento si rivelò molto pesante per loro. Inoltre essere spesso in tour toglieva tempo all'attività in studio, che il quartetto voleva privilegiare. Il loro desiderio di sperimentare nel mondo della musica li portava a realizzare brani sempre più complessi, che necessitavano di molto tempo per essere incisi. Le loro canzoni erano ormai frutto di montaggio di moltissime tracce, e non potevano più essere eseguite dal vivo.
Un evento che li convinse a smettere l'attività live fu il concerto all'Hollywood Bowl di Los Angeles del 23 agosto 1964. Il pubblico era così lontano che loro quasi non lo vedevano, quindi gli sembrava di essere da soli, senza un feedback visivo dai loro fans. Dagli spalti giungeva solo un unico, incessante e fortissimo coro di grida, che impediva ai Beatles di sentire cosa loro stessi stessero suonando. Esibirsi dal vivo non era più bello come ai tempi del Cavern.
Ci fu anche un altro concerto, quello del 21 agosto 1966 a St. Louis nel Missouri, che li spinse a sospendere i concerti. Durante l'esibizione cominciò a piovere, e per quanto i quattro fossero sotto una tettoia la pioggia li raggiungeva. Dal microfono di McCartney partivano delle preoccupanti scariche elettriche in direzione del bassista. Non c'erano mai stati dei concerti con così tanto pubblico, nessuno era preparato a gestire un evento del genere. Si può dire che la moderna industria del live sia nata in seguito a quell'evento.
Infine la dichiarazione di John Lennon "I Beatles sono più famosi di Gesù" aveva scatenato reazioni violente negli Stati Uniti: i dischi e i cimeli del quartetto erano stati dati alle fiamme, e i ragazzi erano stati oggetto di minacce, specialmente John. Durante il concerto a Memphis del 19 agosto 1966 si sentì un'esplosione, probabilmente fu un petardo, ma McCartney, Harrison e Starr si voltarono verso Lennon per vedere se fosse stato vittima di un attentato; anche lui guardò gli altri e capì cosa avessero pensato tutti. In queste condizioni non si poteva più proseguire con i live.
I Beatles infransero la promessa di non esibirsi più dal vivo solo una volta, nel 1969, per il cosiddetto "Rooftop concert", ma senza pubblico.
È noto che i Beatles abbiano tenuto il loro ultimo concerto su di un tetto e senza pubblico. Come mai questa cosa assurda?
All'inizio del 1969 i Beatles avevano in programma di partecipare ad una trasmissione televisiva suonando i pezzi dell'album bianco, ma non ne avevano voglia. Preferirono pertanto lasciarsi riprendere mentre realizzavano nuovi brani, e l'idea si modificò ulteriormente fino a diventare un film documentario per il cinema, che avrebbe dovuto intitolarsi "Get Back" e concludersi con un concerto. Il risultato delle sessions però non soddisfò i Beatles, che decisero di abbandonare il progetto dell'album "Get Back". I ragazzi dovevano però fare un ultimo concerto da inserire nel film. A Paul McCartney sarebbe piaciuto tenerlo a Londra, ma gli altri della band non ne avevano voglia; optanorono quindi per salire sul tetto dello stabile della Apple Corps con i loro strumenti e i cameramen, e il resto passerà alla storia con il nome di "Rooftop Concert".
Infine, perché il gruppo si sciolse?
Anche in questo caso influirono molti fattori. Prima di tutto lo stress di una vita sempre al centro dell'attenzione dei media, inoltre in quegli otto anni i ragazzi avevano vissuto assieme quasi ogni giorno, pertanto non si sopportavano più tra di loro. I litigi all'interno del gruppo erano frequenti. Poi Lennon, McCartney e Harrison nell'ultimo periodo dedicavano attenzione solo all'incisione dei propri pezzi, pertanto sentivano che da solisti o con un'altra band il loro lavoro sarebbe stato meglio valorizzato. Lennon non sopportava che McCartney avesse preso le redini del gruppo dopo la morte del loro manager Brian Epstein. Paul era infastidito dall'indolenza di John nei confronti di ogni sua proposta e di qualunque cosa che non fossero lui e Yoko Ono, nonché dal nuovo manager Allen Klein che ostacolava la pubblicazione del suo album solista. Ufficialmente fu Paul, dichiarando la sua fuoriuscita dal gruppo, a segnarne lo scioglimento.
Ulteriori approfondimenti sulle ragioni della fine dei Beatles a questo link.
Articolo originale pubblicato il 10/10/2018 su Onda Musicale
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