Come sappiamo lo smartphone è principalmente uno status symbol; il suo possesso ci fa sentire parte di un gruppo di persone "super connesse", anche se poi lo usiamo per scrivere a gente che vediamo tutti i giorni, o per mandarci foto di gattini. Ci fa interessare a notizie facete che arrivano dall'altra parte del mondo, ma ci fa sottovalutare elementi basilari della nostra vita, quali ad esempio il corretto uso della lingua italiana. Vediamo tutto, ma di quel tutto affrontiamo solo la superficie, senza veramente arrivare alla conoscenza delle cose. È lo strumento ideale per chi non ha tempo, per chi è stanco, per chi è di fretta. Ma usiamo lo smartphone perché non abbiamo tempo, o non abbiamo tempo perché usiamo lo smartphone, ci piace e siamo comodi così?
Al giorno d'oggi ci sembra sempre di non avere un momento libero, un momento per noi. Appena abbiamo un istante prendiamo lo smartphone e lì il tempo si annulla: anche quel quarto d'ora, mezzora che avevamo se ne va in un lampo, e alla fine che cosa abbiamo fatto? Che cosa ci rimane?
Suonare uno strumento è invece un ottimo metodo per passare del tempo stando bene con se stessi, impiegandolo in modo utile.
Uno strumento musicale richiede impegno e concentrazione, dedizione a quello che si fa, prefissarsi un obiettivo e raggiungerlo, un poco alla volta. Costringe chi lo usa a confrontarsi con le proprie capacità e a darsi dei criteri di autovalutazione, e successivamente a sottoporsi al giudizio degli altri. Una volta imparati i rudimenti, uno strumento ci spinge a confrontarci con i professionisti, per provare a imitarli, e quindi imparare da loro. Fa sviluppare la nostra fantasia nel cercare di inventare qualcosa di nostro, mentre con lo smartphone siamo solo consumatori di prodotti e idee altrui. Non è una differenza da poco: chi ha un prodotto del proprio intelletto (o capacità) da proporre al mondo è motivato dalle proprie idee, e non si limita solo a leggere e riproporre pensieri degli altri.
Fino a qualche anno fa imparare a suonare la chitarra era una tappa obbligata per ogni adolescente. Serviva per crearsi un proprio mondo, un'immagine di se stessi slegata da quella dei genitori. Si imparava con l'idea che poi si sarebbe suonato assieme agli amici, alle feste, si sarebbe stati al centro dell'attenzione e, perché no, avrebbe aiutato a fare conquiste. In un certo senso era un passaporto sociale. Oggi purtroppo la chitarra ha perso questa funzione, perché attraverso la tecnologia gli adolescenti sono in ogni istante al centro dell'attenzione virtuale dei loro amici. Inoltre, come detto, imparare a suonare uno strumento necessita di attenzione e concentrazione: è impossibile farlo disturbati continuamente dai tweet. Naturalmente ciò non significa che al giorno d'oggi sia impossibile studiare la chitarra o un altro strumento, solo che richiede molta più determinazione per iniziare, e concentrazione per continuare. E tenere lo smartphone spento.
La chitarra è lo strumento "domestico" più noto, ma non c'è solo quella: anche il pianoforte richiede forza di volontà, dedizione e concentrazione, e ugualmente aiuta a sviluppare la fantasia e ad affrontare le critiche, elementi fondamentali nello sviluppo di una personalità autonoma.
Certo i primi tempi dedicarsi ad uno strumento è un'attività solitaria, ma una volta appresi i rudimenti si può già cercare un gruppo in cui inserirsi o costituirne uno nuovo. Suonare in gruppo dà più soddisfazione, perché l'attività degli altri completa la nostra rendendo la musica più bella e più viva. Ci permette di conoscere nuove persone che hanno i nostri stessi interessi, ed è più divertente.
Chi suona con costanza uno strumento può confermarvi che questo gli è stato utile per formarsi un carattere, una sensibilità verso il bello, a farsi una visione delle cose, comprendere l'importanza dell'impegno e dello sviluppare un lato artistico. Non solo: ti consente di non temere il giudizio delle altre persone e di sviluppare l'attitudine all'evoluzione, al cercare sempre di migliorarsi. Con uno smartphone invece basta comperarlo e si è già arrivati, da lì in poi si può solo regredire commentando il lavoro altrui.
Articolo originale pubblicato il 27/11/2018 su Onda Musicale
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