01 luglio 2007

Merdanchise - ovvero: merchandise di merda

Cari miei piccoli lettori, questa storia comincia… nei lontani anni ’70. È in fatti nel decennio della discomusic e dei pantaloni a zampa d’elefante che appaiono i primi oggetti ispirati al mondo dei fumetti e dei cartoni animati.

Questo evento si verifica per la contemporaneità di tre fondamentali elementi: 1. Lo sviluppo dei cartoni moderni e la loro conseguente invasione dei nostri teleschermi; 2. L’incremento dell’acquisto di giocattoli, a seguito dell’aumento della ricchezza e del benessere; 3. La realizzazione di nuovi tipi di plastica, più malleabili e morbidi dei precedenti, e quindi adatti ad una diffusione più ampia (sembra incredibile che fino a trent’anni fa la plastica praticamente non esistesse, vero?) Dalla fusione di questi tre elementi sono nati i primi prodotti ispirati al mondo dell’animazione: i giocattoli di plastica! Sono comparsi così sulle vetrine dei negozi le prime Heidi di plastica, affiancate ancora dai vecchi e presto superati Mazinga e Goldrake di latta.

Da quel momento in poi quasi ogni serie televisiva ha avuto il suo gadget, e finché questi si limitavano ad essere giocattoli e dischi con la sigla del cartone, la cosa era anche razionale. È invece sfuggita a ogni controllo, e ci ha gettati fin da bambini nelle fredde braccia del capitalismo, l’abitudine di etichettare un qualsiasi oggetto con il nome di una serie animata famosa, iniziata verso la metà degli anni ’80. Da allora siamo stati sommersi da cartelle, astucci, quaderni, cappellini, magliette, ombrelli e ogni altro oggetto con il logo di un cartone, fino a starne male. Il più colossale boom di prodotti e sottoprodotti derivati da una serie si è avuto probabilmente con I Simpson: esiste infatti ogni tipo di oggetto possibile ed immaginabile ispirato al cartone di Matt Groening (vedi classifica sotto).

Negli anni ’90 si è cominciato a produrre serie animate principalmente finalizzate alla vendita della merchandise, che realizza un incasso maggiore di quello della cessione dei diritti alle reti televisive. Qualche esempio? Action man, G. I. – Joe, Gli amici cercafamiglia, Lady Lovely, Masters i dominatori dell’universo, Mio mini pony, Monciccì, Popples, She-ra, Teddy Ruxpin e Transformers, tutti cartoni creati con il solo scopo di vendere i pupazzetti dei protagonisti, di plastica o di peluche. La stessa considerazione vale anche per il mondo dei fumetti. Siamo stati infatti invasi da squallidi prodotti commercial-editoriali quali ad esempio Il giornale di Barbie, Il giornale di Poochie e Il giornale dei Mio miny pony, che in realtà altro non sono che cataloghi di giocattoli travestiti da fumetti. Un capitolo singolare è quello rappresentato da Hello Kitty e Poochie, che prima sono stati protagonisti di una merchandise sconfinata, e poi del cartone e del fumetto. Un episodio a sé stante è quello anima-alimentare che riguarda il cartone Zum il delfino bianco, che altro non era che una pubblicità del Galak lunga mezz’ora, spacciata per animazione. Un caso a parte sono i cartoni come Supermario Bros, Pac man e Pokèmon che, come saprete, sono prima nati come videogioco per poi essere proposti in versione animata e successivamente come prodotti di ogni tipo. Incredibili poi sono i fenomeni di mercato involontari, creati da un cartone o da un fumetto. Il caso più recente è quello dall’aumento della vendita di ciambelle negli Stati Uniti a seguito del successo de I Simpson, paragonabile solamente a quello di Braccio di Ferro che fece incrementare il consumo di spinaci, sempre negli USA.

Meritano inoltre una citazione quei giocattoli che si evolvono con il passare del tempo e vengono aggiornati a seconda di quale personaggio sia sulla cresta dell’onda. È esemplare il caso del gioco La fabbrica dei… passato dai gioielli ai mostri ed infine ai Pokèmon e ai Digimon, oppure di quel giocattolo anni ’70 in cui bisognava far combattere su di un ring due robottoni (ispirati evidentemente a Goldrake e soci); successivamente, negli anni ’80 e ’90, quel gioco è stato interpretato da Big Jim, dai Turtles e ora dai personaggi del wrestling.

Classifica dei peggiori oggetti ispirati ad un cartone animato o ad un fumetto
1) L’umidificatore da termosifone di Goldrake - vi giuro che esiste, ce l’ho in camera.
2) Il gelato "Puffo", quello talmente blu che fu ritirato dal mercato perché cancerogeno, ma per noi bambini degli anni ’80 era già troppo tardi. Lancio un appello: chi si ricorda che gusto aveva?
3) La maglietta di Bart Simpson con la scritta "Sono bastardo dentro" che, come tutti sanno, non è una battuta di Bart ma di Aldo, Giovanni e Giacomo
4) Il dentifricio Paperino’s alla frutta, che fu ritirato dal mercato perché troppo dolce e i bambini lo mangiavano
5) Il flacone di bagnoschiuma a forma di Homer Simpson, che notoriamente non è uno molto pulito
6) Le ciabatte di Flash - deve veramente correre un casino con le ciabatte ai piedi
7) La pistola ad acqua a forma di Braccio di Ferro: non è fine dargli del "pistola"
8) Lo spazzolino da denti dei Turtles - notoriamente le tartarughe non hanno i denti
9) Il cellulare finto a forma di Teletubbie, che viene venduto solo dagli ambulanti
10) Un qualsiasi oggetto ispirato ai Pokèmon: non ce la faccio più a vedere quei mostriciattoli dappertutto! Vi prego: uccideteli!!!


Tommy


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3 commenti:

Tommy ha detto...

Quest'articolo è stato pubblicato su AnomaliE n°6.

Anonimo ha detto...

Nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!
Ce l'aevvo anch'io da 20 anni e mio padre me l'ha appena fatto cadere dal termosifone riducendolo in mille pezzi!!
Un pezzo rarissimo e di inestimabile valore distruttooo!!

Tommy ha detto...

"Anonimo" mi dispiace molto, è una perdita irreparabile. Non ti sarà facile trovarne un altro.