La più famosa dichiarazione di John Lennon fu quella che creò maggiori polemiche attorno ai Beatles.
Nel 1966 il "beatle ribelle" all'interno di un'intervista al quotidiano londinese "Evening Standard" (pubblicato il 4 marzo '66) disse che i giovani conoscevano meglio i Beatles della figura di Gesù. Inserita nell'originario contesto, la frase passò inosservata. Fu quando alcuni mesi dopo la stessa intervista venne riportata pari pari dalla rivista statunitense per teenager "Datebook" (agosto 1966), che mise addirittura le parole di Lennon in copertina, che scoppiò lo scandalo.
Negli Stati Uniti si levarono cori di protesta, che arrivarono al rogo dei dischi dei Beatles. I quattro ragazzi furono oggetto di minacce, specialmente John, che in conferenza stampa dovette chiedere scusa per quelle parole. Nonostante questo il seguente tour negli USA si svolse in un clima molto teso: si temevano attentati nei confronti di Lennon.
Durante un concerto a Memphis si sentì un'esplosione: probabilmente fu un petardo, ma McCartney, Harrison e Starr si voltarono verso John per vedere se fosse stato vittima di un attentato; anche lui guardò gli altri e capì cosa avessero pensato tutti. In queste condizioni non si poteva più proseguire con i live, e quindi i ragazzi decisero di non fare più spettacoli. Considerando quello che succederà a Lennon nel 1980 e a Harrison nel 1999 (venne accoltellato da uno squilibrato), la loro decisione fu probabilmente la cosa più saggia da fare. I Beatles infransero la promessa di non esibirsi più dal vivo solo una volta, nel 1969, per il cosiddetto "Rooftop Concert", ma senza pubblico e in una situazione protetta.
Articolo originale pubblicato il 24/07/2017 su Onda Musicale
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