06 gennaio 2020

Recensione "Jesus Christ Superstar" (allestimento M. R. Piparo)

Jesus Christ Superstar
Il più famoso rock musical "Jesus Christ Superstar", portato in scena per la prima volta nel 1971 e vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, sta ancora girando l'Europa grazie alla produzione di Massimo Romeo Piparo.

Punto di forza di quest'allestimento è sicuramente la presenza di Ted Neeley, l'interprete originale del musical e del film, che nonostante i suoi 75 anni veste ancora egregiamente i panni del protagonista. Certo la voce non è più quella di un tempo, gli hanno abbassato di tono le canzoni in modo che possa cantarle, però l'intensità è sempre quella, e i due acuti nel brano "Gethsemane" sono ancora da brivido. Ho avuto la fortuna di conoscerlo dopo lo spettacolo: è una persona gentilissima e disponibile con i fans, firma gli autografi e si ferma in chiacchiere anche a tarda ora, e sempre con il sorriso.

In scena attorno a Ted Neeley un cast giovanissimo di attori, cantanti e ballerini molto bravi. Si distingue in particolare Simona Di Stefano che interpreta una Maria Maddalena dalla personalità e dal look più pop e prorompente rispetto all'originale. Bravissima e bellissima, ha una voce che non ha nulla da invidiare alle più famose colleghe che l'hanno preceduta. Molto bravo e drammatico anche Feysal Bonciani nei panni di Giuda. Meritano una segnalazione anche gli altri solisti: solenne la presenza scenica di Caifa, con una voce profonda uguale a quella del film. Bravo e sorprendente anche Hannas. Divertente l'interpretazione di un re Erode molto sopra le righe. Purtroppo la pronuncia dei personaggi minori è da rivedere, in quanto cantano in Inglese con un forte accento Italiano.

Sulla produzione invece bisogna spendere qualche parola in più. Chi va a vedere "Jesus Christ Superstar" con Ted Neeley vuole assistere ad uno spettacolo anni '70, mentre Massimo Romeo Piparo lo ha trasformato in un musical moderno. In particolare alcuni elementi sono decisamente fuori luogo, fra tutti il maxi schermo sullo sfondo sul quale scorrono le parole come fosse una qualunque insegna di kebabbaro; il palco che si allunga come un ponte levatoio sotto i piedi del protagonista portandolo a 30 centimetri dal naso di quelli seduti in prima fila; la telecamera a pochi centimetri dal volto di Ted Neeley durante la crocifissione; la croce fatta con i fari e il pezzo recitato fuori dalla sala e trasmesso in diretta sullo schermo sono decisamente kitsch.

In conclusione: andate a vederlo, merita di essere guardato per la presenza e l'interpretazione di Ted Neeley e degli altri attori; sull'allestimento chiudete un occhio (e quando avete i fari puntati in faccia, entrambi).

Articolo originale pubblicato il 13/08/2018 su Onda Musicale

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