29 gennaio 2006

Fosca



Il sole calava sulla piccola città, dispersa in una valle come tante. Davide, guardando l’astro attraverso il vetro della finestra che rifletteva il suo volto di ragazzo, lo seguì con lo sguardo finché non scomparve del tutto.

Solo allora prese in mano la cornetta del telefono e compose il numero.
“Pronto?” rispose la voce che stava cercando.
"Ciao Andrea, sono Davide. Ascolta: io e gli altri abbiamo deciso che questa notte usciremo. Vieni anche tu?"
"Uscire? Ma siete matti?! Se mi scoprono i miei genitori mi rinchiudono in casa per tutta la vita, altro che…, e poi non avete paura del maniaco?"
"Ascolta: lo so benissimo che c'era un pazzo che girava in città un mese fa e che di notte uccideva la gente; e so anche che è per proteggerci che i nostri genitori da allora non ci lasciano più uscire da casa. Ma io e gli altri non siamo più capaci di resistere in questa prigione che è diventata casa nostra, e stanotte usciremo, anche a costo di incontrare il maniaco. Allora, sei con noi?"
"Non ne sono molto convinto… ma va bene, se lo fate voi vengo anch’io."
"Allora: questa sera faremo tutti finta di andare a letto alle nove e invece usciremo da casa e ci troveremo in piazza, OK?"
"OK, alle nove in piazza. Ci sarò. Ciao."
"Ciao."

Quella sera, alle nove i ragazzi uscirono: uno si calò con una corda dalla finestra della sua stanza, un altro uscì dalla porta sul retro, Davide dalla finestra della sua camera saltò sull'albero vicino e poi ne scese, e in maniere simili anche gli altri si allontanarono dalle loro case. Poco dopo gli amici erano tutti in piazza, che parlavano tra di loro: "Ci siamo tutti?" "No, manca Paolo come al solito." "Eccolo che arriva." "Maniaco o non maniaco tu sei sempre in ritardo." "Ma secondo voi c'è ancora?" "Speriamo di non incontrarlo."

Bastò un istante che un uomo, all'improvviso, si scagliò contro i ragazzi, che fuggirono urlando. Davide si nascose dietro un'automobile. Cercando un rifugio migliore si guardò attorno e vide che vicino a lui c'era il piccolo cimitero, all'interno del quale si trovava una ragazza che lo stava chiamando: "Hey tu, vieni, vieni qui dentro!" Lui, sorpreso ma incuriosito, le andò incontro.
La ragazza era bella, aveva i capelli e gli occhi neri, un lungo vestito corvino e gli disse: "Vieni. Mi chiamo Fosca, e se rimarrai qui all'interno del cimitero, il maniaco non potrà ucciderti."
"Io sono Davide… ma sei sicura che qui dentro non ci ucciderà?"
"Guarda tu stesso."
In quel momento l'uomo passò davanti al cimitero, vi guardò dentro ma poi proseguì per la strada.

Davide restò a lungo con la ragazza, e le ore per loro sembravano non passare. Il ragazzo rimase a vivere con Fosca nella cappelletta del cimitero per molto tempo, forse mesi, forse anni: era stregato dal suo fascino ambiguo e mortale.
Lei piano piano cominciò a cercare di convincerlo a prendere un vecchio fucile che era lì, e a sparare al maniaco che ancora stava seminando il terrore in città. Quando disse chiaramente a Davide che era questo che voleva, egli si oppose con decisione. I due ragazzi litigarono.
"Ascolta: anche se quell'uomo ha cercato di uccidermi e ha assassinato molte persone io non posso sparargli!"
"Ti prego, ti supplico di farlo."
"Basta, te l'ho già spiegato troppe volte. Mi hai stufato, ora me ne vado!"
Davide si allontanò, ma Fosca riuscì a fermarlo proprio sulla soglia del cimitero, gettandosi a terra e aggrappandosi alle sue gambe, e gli disse: "Ti prego, devi assolutamente farlo."
"Ti ho detto di no!"
Dicendo questo, Davide uscì con forza dal cimitero, trascinandosi dietro la ragazza. A quel punto lei lasciò la presa e mentre si trovava lì per terra cominciò a raccontare: "Io sono la prima ragazza uccisa dal maniaco, molto tempo fa. In quanto deceduta di morte violenta mi è stato concesso di rimanere in uno stato di non-vita, ma solo all'interno del cimitero. Puoi considerarmi una strega, se vuoi. Avrei potuto raggiungere la pace eterna solo se fossi riuscita a convincere qualcuno ad uccidere l'uomo, ma ora è troppo tardi. "
Mentre così diceva, Fosca si stava lentamente consumando. Proseguì aggiungendo: "L'uscire dal cimitero causerà la mia immediata dissoluzione fisica e io diventerò uno spirito rinnegato, costretto a vagare per l'eternità senza mai trovare la pace."
La ragazza, infatti, continuò a consumarsi, e proseguì finché non si dissolse completamente. Nel giro di un minuto di lei era rimasta solo polvere, e poco dopo nemmeno quella.
Davide pensò: "Ero l’unico che poteva salvarla, e non l’ho fatto… Si è annullata per colpa mia."
Rimase lì in piedi, distrutto dal dolore.


FINE.

2 commenti:

Tommy ha detto...

"Fosca" è una storia che ho scritto alcuni anni fa. Prende titolo dal romanzo omonimo del maestro della scapigliatura italiana Iginio Ugo Tarchetti, che leggevo nel periodo in cui ho scritto questa storia.

E' invece un caso che il protagonista si chiami Davide, come il frequentatore n°1 di questo blog. L'ho chiamato così perché mi piaceva il nome.

Il racconto è ispirato ad un sogno che ho fatto una notte, e che ho trascritto quasi integralmente.

Di questo racconto esiste una versione a fumetti realizzata da Giulia De Monte.

Davide ha detto...

Il mio nome...?? Mappensaunpò!! :D

Comunque complimenti, un po' triste, ma bella e ben scritta. La trama mi sa molto di storie giapponesi, quelle sulle morti violente che hanno bisogno di essere vendicate....