Quando una canzone catchy e il Festival di Sanremo non bastano per fare di te una star a lungo termine.
Di molti cantanti si dice che la loro carriera descriva una parabola artistica. Volendo proseguire con la metafora geometrica, nel caso del protagonista di questo post si tratta più propriamente di una retta inclinata verso il basso. Questa vicenda di breve splendore e irreparabile declino è ambientata esattamente trent'anni fa.
Una sera di fine febbraio del 1992 il diciottenne Alessandro Canino, in gara al Festival di Sanremo, apparve nei televisori degli Italiani. Viso pulito, sguardo speranzoso, sorriso di chi spera di far colpo sulla giuria almeno con la simpatia, pettinatura alla Michael Hutchence di Firenze, il giovane esordiente portava una canzone dal potenzialmente autolesionistico titolo "Brutta". Il brano non era un capolavoro, però il testo scritto da Giuseppe Dati e Bruno Zucchetti aveva le carte in regola per sfrizzolare gli imberbi umori dei preadolescenti.