Di molti generi musicali possiamo fissare la nascita; della disco music possiamo persino indicare la data di morte: il 12 luglio 1979. Cominciamo questa interessante storia dall'inizio.
La disco è un genere musicale nato dall'unione tra funk, soul, musica latina e psichedelica, con elementi di swing e musica afroamericana, nei club di New York e Filadelfia tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70. Nel febbraio 1970 il deejay David Mancuso aprì il primo club destinato esclusivamente a questo genere, il "The Loft" a New York. Il primo articolo sulla disco fu scritto nel settembre del 1973 da Vince Aletti per la rivista Rolling Stone, mentre nel 1974 la radio WPIX-FM di New York mandò in onda il primo programma radiofonico dedicato a questo genere.
Superati questi esordi, in breve tempo la disco divenne molto famosa, e passò dai club alle radio e alle case. Questo aumento di popolarità portò però ad un drastico impoverimento del genere. Molti artisti che fino a quel momento si erano dedicati ad altri sounds si diedero alla disco (ad esempio i Rolling Stones, David Bowie, Rod Stewart, i Blondie) contaminandola e rendendola più "sporca". Di molte canzoni già edite venne realizzata una versione disco, facendo diventare il genere un calderone variegato in cui trovava spazio di tutto.
Da musica per club la disco diventò un genere per casalinghe e bambini. Alla fine degli anni '70 persino le sigle dei cartoni animati erano in stile disco music (anche in Italia: ricordate quella di "Anna dai capelli rossi"?) Nel 1976 uscì sul mercato addirittura un singolo intitolato "Disco Duck" (dei Rick Dees and His Cast of Idiots) che suonava come se fosse cantato da un'anatra. Si arrivò al punto che i Village People - nati nel 1977 come parodia di un gruppo disco - vennero considerati, e lo sono ancora oggi, emblema di quel genere musicale.
Ormai la misura era colma: la disco era diventata uno schifo.
Nel 1979 i DJ Steve Dahl e Garry Meier organizzarono un evento intitolato "Disco Demolition Night": invitarono tutti i possessori di dischi e altri cimeli dance a portarli presso lo stadio Comiskey Park di Chicago per farli esplodere. La manifestazione si svolse il 12 luglio e degenerò rapidamente: la folla si riversò sul campo, si mise a sradicare i sedili e il tappeto erboso, infine appiccò roghi causando ingenti danni alla struttura. Solo l'intervento della polizia riportò la calma. Quella settimana nella top 10 statunitense c'erano ben 6 brani disco; due mesi dopo nemmeno uno.
La "Disco Demolition Night" fu certamente la punta estrema di una nuova tendenza musicale che avrebbe portato comunque alla fine della disco. Nuovi generi in quel periodo scalpitavano per prenderne il posto in classifica. La dance finì principalmente a seguito della nascita del rap e del ritorno del rock e del country negli Stati Uniti, e del sorgere del punk in Europa.
Un genere musicale però non muore da un momento all'altro, anche nei primi anni '80 si poteva udire qualche sonorità disco nei singoli in uscita, infilate nei brani di uno stile che avrebbe segnato indiscutibilmente quel decennio: era cominciata l'era del pop.
Articolo originale pubblicato il 27/12/2017 su Onda Musicale
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Superati questi esordi, in breve tempo la disco divenne molto famosa, e passò dai club alle radio e alle case. Questo aumento di popolarità portò però ad un drastico impoverimento del genere. Molti artisti che fino a quel momento si erano dedicati ad altri sounds si diedero alla disco (ad esempio i Rolling Stones, David Bowie, Rod Stewart, i Blondie) contaminandola e rendendola più "sporca". Di molte canzoni già edite venne realizzata una versione disco, facendo diventare il genere un calderone variegato in cui trovava spazio di tutto.
Da musica per club la disco diventò un genere per casalinghe e bambini. Alla fine degli anni '70 persino le sigle dei cartoni animati erano in stile disco music (anche in Italia: ricordate quella di "Anna dai capelli rossi"?) Nel 1976 uscì sul mercato addirittura un singolo intitolato "Disco Duck" (dei Rick Dees and His Cast of Idiots) che suonava come se fosse cantato da un'anatra. Si arrivò al punto che i Village People - nati nel 1977 come parodia di un gruppo disco - vennero considerati, e lo sono ancora oggi, emblema di quel genere musicale.
Ormai la misura era colma: la disco era diventata uno schifo.
Nel 1979 i DJ Steve Dahl e Garry Meier organizzarono un evento intitolato "Disco Demolition Night": invitarono tutti i possessori di dischi e altri cimeli dance a portarli presso lo stadio Comiskey Park di Chicago per farli esplodere. La manifestazione si svolse il 12 luglio e degenerò rapidamente: la folla si riversò sul campo, si mise a sradicare i sedili e il tappeto erboso, infine appiccò roghi causando ingenti danni alla struttura. Solo l'intervento della polizia riportò la calma. Quella settimana nella top 10 statunitense c'erano ben 6 brani disco; due mesi dopo nemmeno uno.
La "Disco Demolition Night" fu certamente la punta estrema di una nuova tendenza musicale che avrebbe portato comunque alla fine della disco. Nuovi generi in quel periodo scalpitavano per prenderne il posto in classifica. La dance finì principalmente a seguito della nascita del rap e del ritorno del rock e del country negli Stati Uniti, e del sorgere del punk in Europa.
Un genere musicale però non muore da un momento all'altro, anche nei primi anni '80 si poteva udire qualche sonorità disco nei singoli in uscita, infilate nei brani di uno stile che avrebbe segnato indiscutibilmente quel decennio: era cominciata l'era del pop.
Articolo originale pubblicato il 27/12/2017 su Onda Musicale
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