05 settembre 2022

La settimana in cui i C.S.I. furono in testa alla classifica

Venticinque anni fa il breve momento in cui il gruppo meno mainstream d'Italia si ritrovò al vertice della popolarità.

CSI

Nella settimana dall'8 al 14 settembre 1997 un evento inedito sconvolse la discografia italiana: i C.S.I. - fondati da Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni sulle ceneri dei CCCP - si ritrovarono in testa alla classifica dei dischi più venduti nel nostro Paese. Il gruppo si muoveva nell'ambiente indie, folk e rock alternativo, comunque fuori dagli schemi e lontano dal commerciale. Mai ci si sarebbe aspettato di vederli in una top 10 di vendite, figuriamoci al primo posto.

"Tabula rasa elettrificata" era il terzo album dei C.S.I. e l'ispirazione per comporlo era venuta a Ferretti e Zamboni durante un viaggio in Mongolia sulla Transiberiana. In particolare fu il singolo "Forma e sostanza", inaspettatamente tormentone della fine estate 1997, a trainare le vendite dell'album. Fu così che, forte di 50.000 prenotazioni tra i fedelissimi (alla linea), il disco raggiunse il vertice della classifica italiana, scalzando nientemeno che "Be Here Now" degli Oasis. L'album si lasciò alle spalle anche quelli di Bocelli, Pino Daniele, Ligabue, Morandi, Litfiba, Radiohead e molti altri mostri sacri. Forse si trattò di un momento di "stanca" del mercato - o forse era giunto il momento dei 15 minuti di celebrità anche per i C.S.I. - fatto sta che il disco era valido, e il pubblico se ne accorse. Alla fine furono 100.000 gli album venduti, per un gruppo che mai prima di allora aveva superato le 30 mila copie. La settimana successiva il mondo discografico italiano - con "Mangio troppa cioccolata" di Giorgia al numero uno e i C.S.I. scivolati in sesta posizione - ritrovò il suo solito equilibrio.


Massimo Zamboni, intervistato da Carlo Bordone nel 2016, ricorda così quei giorni: “Era una sensazione straniante. Da un lato ci dicevamo che non era possibile: ma dai, che è questa cosa, primi in classifica? Dall’altro non eravamo poi così sorpresi. Chi come noi veniva dagli anni Ottanta e aveva attraversato fin lì il decennio successivo, intuiva che qualcosa stesse per accadere. Sapevamo che il fermento che covava da diversi anni si sarebbe coagulato intorno a un fatto simbolico, come avrebbe potuto essere un disco rock ‘alternativo’ al numero 1 in Italia. Quello che non immaginavamo è che potesse capitare a noi. E infatti ci finimmo per errore, al numero 1. Non eravamo persone da classifica, e quel successo riuscì solo a farci del male. Certo, nei mesi successivi suonammo in palazzetti dello sport regolarmente esauriti e in teoria avremmo potuto fare tutto quello che volevamo. Alla fine, l’unica cosa che riuscimmo a fare fu disintegrarci. La moltiplicazione dei numeri è sempre difficile da gestire, ma nel nostro caso fu impossibile. S’instaurò un meccanismo che tirò fuori il peggio da ciascuno di noi. Dopo pochi mesi non ce la facevo più. Nessuno di noi riusciva più a sopportare lo stress, o la compagnia degli altri. Fu la fine”.

Nessuno dei successivi progetti di Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni raggiungerà lo stesso successo di quella incredibile settimana del 1997.

Articolo originale pubblicato l'8/09/2022 su Onda Musicale.

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