"Tomorrow never knows" è una canzone scritta da John Lennon nel 1966 e inserita nell'album "Revolver" dei Beatles.
Spesso si legge che sia ispirata al "Libro tibetano dei morti" ma non è esatto, o almeno non direttamente. Quella che John voleva scrivere non era una canzone sulle esperienze che (secondo il buddismo tibetano) l'anima cosciente vive tra la morte e la rinascita, bensì sull'LSD. Il testo gli fu infatti ispirato dal volume "The Psychedelic Experience: A Manual Based On The Tibetan Book Of The Dead" di Timothy Leary, "profeta" dell'LSD.
Lennon seguì le istruzioni contenute nel libro, prese l'acido e scrisse "Tomorrow never knows": "Spegni la testa, rilassati e fluttua lungo la corrente. Non è morire, non è morire. Distendi tutti i pensieri, arrenditi al vuoto. È brillare, è brillare."
John e gli altri Beatles in quel periodo facevano uso di LSD, che li aiutava a scrivere i loro testi più fantastici.
Anche il metodo di incisione del brano fu particolare. Lennon voleva che la sua voce sembrasse "come quella del Dalai Lama salmodiante sulla vetta di una lontanissima montagna", e pertanto chiese al produttore George Martin di essere appeso a testa in giù sopra un microfono e fatto roteare mentre cantava. La bizzarra richiesta venne risolta trattando la voce di Lennon con l'ADT e con il Leslie.
Il suono pazzesco di questo pezzo è stato ottenuto con soluzioni "artigianali" quali infilare un maglione di lana nella grancassa di Ringo, l'utilizzo di loops ottenuti unendo ad anello dei pezzi di nastro magnetico inciso con suoni curiosi, l'aprire la canzone con il suono di un tanbur orientale suonato da Harrison, e un assolo di chitarra registrato da McCartney per "Taxman" rallentato, tagliato e fatto scorrere al contrario.
Il titolo nasce da una risposta che Ringo Starr diede durante un'intervista nel 1964, e che piacque moltissimo a John. David Coleman della BBC aveva chiesto al batterista "What can you say?" e questi aveva risposto "Tomorrow never knows". Starr era famoso per queste sue frasi curiose, che Lennon chiamava "ringoismi" e che spesso fornirono alla band soluzioni inaspettate.
Articolo orginale pubblicato il 21/08/2017 su Onda Musicale
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La più scandalosa dichiarazione dei Beatles
Spesso si legge che sia ispirata al "Libro tibetano dei morti" ma non è esatto, o almeno non direttamente. Quella che John voleva scrivere non era una canzone sulle esperienze che (secondo il buddismo tibetano) l'anima cosciente vive tra la morte e la rinascita, bensì sull'LSD. Il testo gli fu infatti ispirato dal volume "The Psychedelic Experience: A Manual Based On The Tibetan Book Of The Dead" di Timothy Leary, "profeta" dell'LSD.
Lennon seguì le istruzioni contenute nel libro, prese l'acido e scrisse "Tomorrow never knows": "Spegni la testa, rilassati e fluttua lungo la corrente. Non è morire, non è morire. Distendi tutti i pensieri, arrenditi al vuoto. È brillare, è brillare."
John e gli altri Beatles in quel periodo facevano uso di LSD, che li aiutava a scrivere i loro testi più fantastici.
Anche il metodo di incisione del brano fu particolare. Lennon voleva che la sua voce sembrasse "come quella del Dalai Lama salmodiante sulla vetta di una lontanissima montagna", e pertanto chiese al produttore George Martin di essere appeso a testa in giù sopra un microfono e fatto roteare mentre cantava. La bizzarra richiesta venne risolta trattando la voce di Lennon con l'ADT e con il Leslie.
Il suono pazzesco di questo pezzo è stato ottenuto con soluzioni "artigianali" quali infilare un maglione di lana nella grancassa di Ringo, l'utilizzo di loops ottenuti unendo ad anello dei pezzi di nastro magnetico inciso con suoni curiosi, l'aprire la canzone con il suono di un tanbur orientale suonato da Harrison, e un assolo di chitarra registrato da McCartney per "Taxman" rallentato, tagliato e fatto scorrere al contrario.
Il titolo nasce da una risposta che Ringo Starr diede durante un'intervista nel 1964, e che piacque moltissimo a John. David Coleman della BBC aveva chiesto al batterista "What can you say?" e questi aveva risposto "Tomorrow never knows". Starr era famoso per queste sue frasi curiose, che Lennon chiamava "ringoismi" e che spesso fornirono alla band soluzioni inaspettate.
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