01 dicembre 2025

Parthenope: "È impossibile essere felici nel posto più bello del mondo"

Un film che si ama o si odia, con una colonna sonora ben scelta che mette tutti d'accordo.

Celeste Dalla Porta

"Parthenope" è una pellicola del 2024 scritta, diretta e co-prodotta da Paolo Sorrentino. Ambientata nella città di Napoli, vede come interprete principale la giovane Celeste Dalla Porta, e come guest star Gary Oldman, Stefania Sandrelli e Silvio Orlando. Il film segue la vita di Parthenope, una donna nata a Napoli nel 1950, in particolare nei suoi anni giovanili. Durante questo periodo la ragazza avrà una condotta licenziosa, dalla quale si distaccherà una volta divenuta adulta.

Celeste Dalla Porta è una ragazza bellissima, Napoli è la città più bella del mondo e Paolo Sorrentino è un grande regista. Questo non basta per fare un buon film, tuttavia. L'unica cosa che succede veramente in questa pellicola è che tutti i personaggi e le comparse, uomini, donne e persino il cardinale ruotano attorno alla vagina della protagonista, unico motore dell'azione, per ben 136 minuti. Altro non succede.

La scena in cui due giovani attori (Margherita Aresti e Francesco Ferrante) sono costretti ad avere un rapporto sessuale completamente nudi davanti alle macchine da presa e a una ventina di persone è umanamente aberrante. Va bene che se si è attori esordienti si sopporta qualsiasi ruolo, ma offrirsi come vittime sacrificali per soddisfare le perversioni di Sorrentino non è accettabile. Sembra un film di Zeffirelli, ma del peggior Zeffirelli.

La mancanza di una sceneggiatura ben fatta, e i dialoghi che sembrano presi da "The Lady", trasformano il film in un mattone difficilmente sopportabile fino alla fine. L'unico che tiene in piedi la pellicola è Silvio Orlando, che fornisce una grandissima interpretazione. Il regista, forse, ha voluto realizzare un film equivalente a "La grande bellezza" ambientato a Napoli, riempiendolo di stereotipi partenopei imbarazzanti. Spiace per Sorrentino, ma Napoli e gli spettatori meritano di meglio.


La critica italiana

Ai recensori del nostro Paese la pellicola è piaciuta senza riserve. Gabriele Maccauro di Quarta Parete scrive che «Parthenope è una pagina bianca, un film i cui dialoghi – e ce ne sono di eccezionali – appaiono totalmente superflui e dove tutti i personaggi non fanno che oscillare tra miseria e redenzione». Boris Sollazzo di The Hollywood Reporter Roma ha definito il film «un album di archetipi antropologici e di interpreti sopraffini». Antonio Cuomo su Movieplayer.it parla di «un'opera complessa e affascinante». Valerio Sammarco di Cinematografo assegna alla pellicola quattro stelle su cinque, scrivendo che Sorrentino «ritrova l'astrazione e la seduzione ammaliante de La grande bellezza», ritenendo il film «continuamente sospeso tra la tensione al sublime e la caduta nel baratro, popolato di fantasmi malinconici».

La critica internazionale

I commentatori professionali stranieri si sono divisi nel giudicare "Parthenope". Eric Neuhoff del quotidiano francese Le Figaro scrive: «All'improvviso, bellezza. Colpisce come un fulmine. Con un movimento di macchina Paolo Sorrentino spazza via la trivialità del mondo». Siddhant Adlakha di Variety definisce il film come uno «splendido trattato sulla bellezza cinematografica, un'inebriante riflessione sul mondo, in cui le persone e i luoghi sono visti e vedono se stessi».

Per Didier Péron di Libération il film è «un porno da cui sono state sistematicamente tagliate le scene hard» contestualizzate all'interno di «un enorme macchinario sulla vita dei ricchi e dei potenti, che ha l'estetica della pubblicità ed è cofinanziato da un grande marchio della moda; Sorrentino prova a convincerci che anche i milionari hanno un'anima». Peter Bradshaw di The Guardian ha assegnato al film due stelle su cinque, descrivendo Sorrentino come «l'auto-parodia di se stesso» e il film come «uno spot di due ore per un profumo davvero troppo costoso».

Sull'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes "Parthenope" ha un indice di gradimento solo del 46%, basato su 92 recensioni. Il giudizio critico del film è il seguente: "Al tempo stesso sontuoso e insipido, Parthenope acquista un po' di splendore grazie all'interpretazione sorprendente di Celeste Dalla Porta, ma purtroppo trova lo sceneggiatore e regista Paolo Sorrentino lavorare al di fuori delle sue capacità." Sul sito Metacritic "Parthenope" ottiene un punteggio solo di 52 su 100 basato su 27 recensioni.

Colonna sonora

La soundtrack di "Parthenope" è stata scritta da Lele Marchitelli, collaboratore di Sorrentino fin dai tempi de "La grande bellezza". Il musicista costruisce un paesaggio emozionale sonoro che amplifica le immagini, alternando suoni classici e contemporanei per rappresentare una Napoli in bilico tra tradizione e modernità, in un collage musicale che cattura l'essenza della città. Le composizioni ipnotiche di Marchitelli definiscono la delicatezza della protagonista Parthenope, ma al tempo stesso la nostalgia per una gioventù e un tempo idealizzati, ormai perduti per sempre.

Lele Marchitelli tesse un non facile equilibrio tra brani melodici che rafforzano i momenti introspettivi, e frammenti più ampi che accompagnano i panorami di Napoli. Lo stesso Maestro ha confessato che la sfida più grande è stata bilanciare le influenze tradizionali con una colonna sonora moderna che riflettesse l'universalità del film. Tra i punti salienti della soundtrack c'è una reinterpretazione della classica "Funiculì, Funiculà" riadattata con strumenti contemporanei, per trasformare una melodia familiare in qualcosa di completamente nuovo.

Impossibile non segnalare come, grazie al suo lavoro in "Parthenope", Lele Marchitelli abbia vinto il premio per la Migliore colonna sonora ai Nastri d'argento 2025. Un plauso va anche al sound designer Mirko Perri (coadiuvato dalla montatrice Silvia Moraes) che ha curato il suono del film.

La colonna sonora comprende anche brani editi come "Era già tutto previsto" di Riccardo Cocciante, che rappresenta gli anni '70 ed evoca un'epoca di splendore e malinconia che echeggia la storia del film. Altrettanto didascalicamente "L’estate sta finendo" dei Righeira ci porta negli Ottanta. "Che cosa c’è" di Gino Paoli (arrangiata da Ennio Morricone) si fa invece soundtrack del lussureggiante ozio estivo mostrato nella pellicola. Diversi pezzi sono tratti della tradizione napoletana, tra cui quelli di Enzo Avitabile. Tra le canzoni troviamo anche l'inedita "E si arrivata pure tu" di Valerio Piccolo.

Le canzoni edite presenti nella colonna sonora di "Parthenope" sono le seguenti:

01. Exodus - Wojciech Kilar
02. True Sorry - Ibrahim Maalouf
03. A Gira - Trio Ternura
04. Oversky - Luke Howard
05. Mess Hall - Luke Howard e Nadje Noordhuis
06. Bluebird - Luke Howard e Nadje Noordhius
07. Che cosa c’è - Gino Paoli
08. My Way - Frank Sinatra
09. Io sono il vento - Marino Marini
10. Harvester of Sorrow - Little Kruta e Jenn Mundia
11. Fields of forever - Chad Lawson e Peter Gregson
12. Napoletana - Enzo Avitabile e Mario Brunello
13. Rjódur - Snorri Hallgrímsson
14. Memoria - LaTorre
15. Era già tutto previsto - Riccardo Cocciante
16. The Mistral Noir - Daniel Herskedal
17. The Lighthouse - Daniel Herskedal
18. Pause - Peter Gregson
19. Valse Triste, Op.44, No.1 - Jean Sibelius
20. Indigo - Nadje Noordhuis
21. E si arrivata pure tu - Valerio Piccolo
22. Malambo No. 1 - Yma Sumac
23. Pupularia - Enzo Avitabile e Djivan Gasparyan
24. II. Warmth - Peter Gregson e Warren Zielinski
25. L’estate sta finendo - Righeira
26. Warmth - Peter Gregson
27. Funiculì, Funiculà - Giuseppe Turco e Luigi Denza

Articolo originale pubblicato il 14/07/2025 su Onda Musicale.

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