Il cantante trentino stupisce con la sua versione di classici del repertorio italiano.
Il 3 dicembre è uscito “Ma l’amore no”, il primo singolo del cantante trentino Matteo Ferrari. Il brano è un assaggio dall'album “Maramao” di prossima pubblicazione, distribuito da Bluebelldisc Music. Abbiamo raggiunto al telefono Matteo per chiedergli ulteriori dettagli sul progetto.
Matteo Ferrari: cantante, attore, doppiatore, e ora l'esperienza di un album. Come è nata questa ennesima avventura?
Il progetto è partito con un concerto intitolato "Maramao, canzoni tra le guerre" con cui ho debuttato come solista presso il Teatro sociale di Trento, e poi si è trasformato in un album. È un progetto nato prima della pandemia, nel gennaio 2020, e tratta dei brani scritti tra le due guerre: un repertorio italiano che ha subito un'enorme influenza da parte dell'America perché i nostri compositori stravedevano per quelli d'oltreoceano. La pandemia ha fatto assumere al progetto un altro valore, ovvero ci ha fatto riflettere sul ruolo dell'artista in una situazione di difficoltà. I compositori di quel periodo sono un esempio di caparbietà perché sono andati avanti, hanno continuato a fare la loro arte pur essendo in situazioni di estrema difficoltà. La stessa Wanda Osiris, in una sua intervista, spiegava come l'esagerazione delle sue esibizioni fosse voluta, perché se avessero visto la realtà per quella che era non sarebbe stato facile.
A parer mio, questo repertorio in Italia viene valorizzato poco e solitamente non viene affrontato dai giovani, però è di grande importanza perché segna l'inizio della canzone italiana. È stato un momento in cui l'eredità italiana dell'opera e della canzone napoletana si sono fuse al jazz e dello swing che con prepotenza arrivavano da oltreoceano.
Com'è stato approcciarti ad una incisione professionale?
È stato un trauma [ride], in generale tutto quello che rimane, che è riproducibile non mi piace, mi trovo molto a disagio. Mi piace di più l'esperienza dal vivo, sia vederla sia farla, quindi teatro o comunque qualcosa che non è riproducibile. Però ho dovuto fare i conti con il fatto che siamo nel 2021 e che la tecnologia fa passi da gigante, chiaramente inciderlo era il prezzo da pagare. Non è stato semplice guardarsi allo specchio, e siccome io sono un perfezionista non è stato per niente facile, però ho imparato tanto: ho studiato molto, sono cresciuto e mi sono risparmiato diversi cicli di psicoterapia [ride].
È la prima volta che un mio progetto viene pubblicato e distribuito da un'etichetta discografica. Si tratta di un repertorio di nicchia, non facile da gestire dal punto di vista commerciale. Per questo motivo sono onorato che il mio lavoro sia entrato nel catalogo di un'etichetta storica come la Bluebelldisc (De André ha pubblicato i suoi primi album con Bluebell).
Com'è stato girare il video?
Bellissimo, a parte il freddo, perché una volta che hai registrato la canzone vai liscio, pensi a quello che dici ed è fatta. Io e il regista Matteo Scotton ci siamo confrontati molto: l'idea di entrambi era di dare un'immagine ben precisa anche a livello visivo di quegli anni, visto che l'architettura del tempo, come la musica, la possiede. Siamo riusciti a mantenere anche il legame con il territorio: a Telve, in Valsugana, abbiamo avuto la fortuna di trovare due ville costruite dopo la prima guerra mondiale, location ideali per girare il video.
Eh, sì. Quel giorno era prevista nebbia, pioggia... di tutto! Però in fondo l'atmosfera del singolo era quella, perché parla di nostalgia che alla fine diventa un'ossessione. Quindi ci stavano sia la notte, sia la pioggia - erano tre gradi! - però è stato bello, bellissimo. Ora ognuno sta dando la propria interpretazione al video, ho sentito persone che dicono che parla addirittura di un amore omosessuale, perché vedono il cappello e il bastone all'interno della casa. Io dico che ognuno può interpretarlo come vuole, molto liberamente.
Io so che la tua grande passione è il musical, a quando un album di questo genere?
A me piacerebbe molto fare un disco musical perché vengo da lì, il mio repertorio è quello. Se decidi di investire denaro ed energie in un album, il repertorio che fai deve piacerti. Quello di “Maramao” mi piace tanto: è molto elegante e le sue influenze americane mi ricordano il musical. Esordire con un progetto del genere è curiosa come operazione, però io ci credo.
Puoi ascoltare il brano “Ma l’amore no” a questo link.
Articolo originale pubblicato il 13/12/2021 su Onda Musicale.
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