19 febbraio 2024

La doppia vita di "Fritz il gatto", il cartone più volgare di sempre

Il primo cartone animato vietato ai minori compie 50 anni. Ripercorriamo la sua storia e quella della strana versione distribuita nel nostro Paese.

Fritz il gatto

"Fritz il gatto" è un film d'animazione del 1972 diretto da Ralph Bakshi, basato sui fumetti di Robert Crumb. Alla sua uscita la pellicola suscitò polemiche per le scene di sesso, violenza e il linguaggio volgare usato. Queste le valsero il divieto ai minori, che rese "Fritz il gatto" un film cult.

Fritz è un gatto studente universitario a New York, che assieme a due amici suona in un parco per racimolare - senza successo - qualche dollaro. Alla vista di tre ragazze Fritz si improvvisa poeta maledetto attirando la loro attenzione, e affascinandole riesce a portarle presso l'appartamento di un suo amico topo. Nell'unica stanza il topo sta consumando droga con altre persone, e per Fritz rimane libero solo il bagno. Nella vasca le ragazze si spogliano, ma in quel momento entrano tutti gli ospiti della casa e inizia un'orgia.

Nell'appartamento irrompono due poliziotti, rappresentati come dei maiali, che iniziano a colpire tutti con violenza. Fritz, avendo provato della droga, ruba una pistola a uno degli agenti e scappa. Il gatto si nasconde in una sinagoga dove alcuni cani stanno pregando, quando via radio giunge la notizia che la guerra arabo-israeliana sta volgendo in favore del secondo gruppo. Nella sinagoga scattano i festeggiamenti, che coinvolgono anche uno dei poliziotti consentendo a Fritz di fuggire ancora. Il gatto riprende gli studi, ma decide di abbandonarli subito per "vivere la vita" e dà fuoco all'edificio in cui si trova.

Fritz si reca nel ghetto, dove le persone di colore sono rappresentate da corvi, e decide di vivere come loro. Per questo ruba una macchina, ma guidandola in modo spericolato la distrugge. Il gatto viene portato a casa di uno spacciatore e di sua moglie; sotto effetto di stupefacenti Fritz farà sesso con quest'ultima. Durante l'atto, il protagonista ha un'illuminazione, e inizia a protestare contro la polizia e i poteri forti, riuscendo a riunire attorno a sé molti corvi. Ne segue uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine, che si conclude con morti e feriti.

Fritz si nasconde in quanto ricercato dalla legge, ma viene raggiunto dalla sua fidanzata che decide di fuggire con lui verso la West Coast per rifarsi entrambi una vita. Quando nel deserto del sud-ovest l'auto finisce il carburante, i due personaggi litigano e il gatto abbandona la fidanzata allontanandosi lungo la strada. Un motociclista gli dà un passaggio: si tratta di Blue, coniglio neonazista ed eroinomane, che coinvolge Fritz in una cellula terroristica. Portato nella sede del gruppo, il gatto assiste impotente alle violenze dei terroristi nei confronti di Harriet, cavalla fidanzata con Blue. La cellula coinvolge Fritz in un attentato contro una centrale elettrica: sarà proprio il protagonista a piazzare la bomba, nella cui esplosione rimarrà ferito. Fritz si risveglia in una stanza di ospedale, attorniato delle ragazze, con le quali fa un'orgia che conclude il film.

Questa è la trama di "Fritz il gatto", o almeno lo è se avete visto il film in lingua originale oppure se siete tra i fortunati che lo hanno potuto vedere al cinema nel 1972. Tutti gli altri casi rientrano ne "l'anomalia italiana".

L'anomalia italiana

Come visto sopra la pellicola è uscita in Italia nel 1972, con un doppiaggio che - a detta di chi lo ha potuto sentire - era fatto bene e rispettava fedelmente il film. Prestava la voce al protagonista Fritz un trentenne Giancarlo Giannini. Entro la fine di quell'anno però, mentre questa versione era ancora in sala, ci si accorse che in alcuni cinema lo stesso cartone veniva proiettato con un diverso audio. Il nuovo doppiaggio era eseguito dai comici noti come "Compagnia del Bagaglino" che avevano inserito nei dialoghi giochi di parole e battute non previste dal copione originale. Non solo: tutti i personaggi erano stati doppiati con marcati ed intenzionali accenti regionali italiani. Le modifiche sono tali da aver completamente stravolto la vicenda narrata. Per fare solo alcuni esempi, in questa nuova versione "Fritz" non è altro che un soprannome che si fa dare "Romeo il gatto del Colosseo", la vicenda non è ambientata nel Bronx ma a Little Italy, i personaggi sono tutti italo-americani, i corvi non rappresentano persone di colore ma abitanti del sud Italia; infine il protagonista non fa partire la protesta contro le condizioni in cui vengono tenuti i neri ma per l'eccessivo costo delle prostitute.

"Della edizione italiana di Fritz il gatto [...] circolano sul mercato [...] due diverse e praticamente opposte versioni: l'una (adoperata per le prime visioni) che ricalca correttamente la colonna sonora originale, rispettando l'ironia del velleitario inventore del cosiddetto "pornogatto"; e l'altra invece (rifilata al circuito secondario) che stravolge completamente il senso del film e appiattisce ogni cosa a livello dei peggiori sottoprodotti cinematografici, offensivo di ogni criterio di buon gusto." scrisse l'Unità il 1° febbraio 1973.

Una piccola spiegazione: una volta le sale cinematografiche si dividevano in cinema da prime visioni e quelli da seconde. Queste ultime proiettavano gli stessi film delle altre, ma con alcune settimane di ritardo, quando il film costava di meno e quindi anche il biglietto per lo spettatore era più economico. Le prime erano frequentate da un pubblico colto e ricco, le seconde da uno più povero e meno scolarizzato (perdonate la mia semplificazione). Tale pratica persiste ancora oggi, sebbene in misura molto minore. La versione "colta" di "Fritz il gatto" venne proiettata nelle sale da prima visione, mentre quella "burina" nelle seconde. Chissà a quanti altri film è stato riservato lo stesso trattamento.

Ma perché "Fritz il gatto" ha subito un secondo doppiaggio? A oggi non c'è una spiegazione ufficiale, probabilmente la casa di distribuzione non era soddisfatta dei risultati del film al botteghino, e ha imputato la cosa al fatto che gli Italiani non capissero la comicità del film. Il problema è che in "Fritz il gatto" non c'è proprio nulla da ridere: non è una pellicola comica ma un film sociale, di denuncia. Se una storia viene raccontata attraverso il media dell'animazione, ciò non significa che si tratti per forza di una vicenda comica, e la distribuzione italiana non lo aveva capito. Purtroppo il primo doppiaggio italiano risulta perduto, ed è sempre stato utilizzato il secondo per successivi cineforum e home video.

Reazioni

"Fritz il gatto" ricevette una valutazione "X" dalla Motion Picture Association of America, ovvero il divieto ai minori. Questo ha fruttato al film la nomea di "pellicola pornografica", caduta quando è stato accettato al Festival di Cannes del 1972. Il cartone è divenuto un successo mondiale, incassando 115 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 700 mila. La pellicola divise l'opinione pubblica, tra chi la riteneva un film rivoluzionario e chi invece solo pornografia. Anche la critica specializzata creò due fronti contrapposti. Ad esempio Vincent Canby del New York Times scrisse che il film è "costantemente divertente... qualcosa che offende quasi tutti", mentre Thomas Albright di Rolling Stone lo definì un "disastro qualificato" a causa di una "trama plumbea" e di una sceneggiatura "puerile". Il sito di recensioni cinematografiche Rotten Tomatoes si è tenuto a metà strada tra i giudizi (62%), scrivendo "Il gioioso abbraccio del cattivo gusto di 'Fritz il gatto' può creare un'esperienza visiva nauseabonda, ma l'animazione eccentrica di Ralph Bakshi porta in vita la satira e lo stile della creazione di Robert Crumb".

A proposito di Crumb, come è stata accolta la pellicola dall'inventore di Fritz? Male. Il fumettista in un'intervista ha definito il film "un riflesso della confusione di Ralph Bakshi. C'è qualcosa di veramente represso dentro. In un certo senso, è più contorto della mia roba. È davvero contorto in una sorta di modo strano, poco divertente... Non mi piaceva molto quell'atteggiamento sessuale. È come una vera eccitazione repressa; è come se la lasciasse uscire compulsivamente" e inoltre, riferendosi a Fritz, "Gli hanno messo in bocca parole che io non gli avrei mai fatto dire." Anche Bakshi ebbe da ridire su Crumb, specie per questioni economiche; autore e regista non si sono più riappacificati da allora. A causa del suo disgusto per il film, Robert Crumb fece pubblicare su People's Comics nel 1972 un fumetto intitolato "Fritz the Cat — Superstar" in cui il protagonista viene ucciso da una ragazza gelosa, in modo che nessuno potesse più utilizzare il suo personaggio. Purtroppo ciò non è bastato, e nel 1974 è uscito un sequel cinematografico intitolato "Le 9 vite di Fritz il gatto" prodotto senza il coinvolgimento di Crumb e Bakshi, che ebbe meno successo del precedente.

Recensione

A 50 anni esatti dall'uscita del film, e vivendo in una cultura diversa, è per noi difficile capire fino in fondo l'impatto che "Fritz il gatto" ebbe sul pubblico. Il meglio che possiamo fare è immaginare di essere dei cittadini statunitensi dei primi anni '70, che per la prima volta vedevano trattate in una pellicola tematiche a loro molto vicine, e che generalmente venivano nascoste dai media. Altro punto di forza di "Fritz il gatto" è che si trattava di un'animazione in antitesi a quella allora dominante e monopolistica firmata da Walt Disney, che si era già imposta come standard mondiale. Il film è molto volgare, sia per le situazioni sia per il linguaggio utilizzato, quindi siete avvisati. Se riuscite a recuperare la pellicola sui siti di streaming o in home video, il mio consiglio è di guardarla in lingua originale (anche con i sottotitoli in Italiano va bene), ma assolutamente no nel doppiaggio del nostro Paese. Se poi un giorno riusciste a trovare in un mercatino dell'usato o in fondo ad un magazzino una copia del film con il primo adattamento italiano potreste diventare ricchi, ma soprattutto siete invitati a metterlo a disposizione di tutti i fan che lo bramano da mezzo secolo.

Colonna sonora

La soundtrack contiene canzoni di genere blues, funk e rock and roll, di artisti quali Billie Holiday, Charles Earland, Cal Tjader e Bo Diddley. Le due tracce più importanti sono "Yesterdays" di Billie Holiday e "Bo Diddley" dello stesso Bo Diddley, mentre le musiche originali sono state composte da Ed Bogas and Ray Shanklin. La colonna sonora è stata pubblicata nel 1972 da Fantasy Records con il titolo "Fritz the Cat", assieme al singolo "You're the Only Girl" / "Winston".
Questa è la scaletta:

Lato 1

01. Black Talk - (C. Earland) Charles Earland, Melvin Sparks, Idris Muhammad
02. Duke's Theme - (R. Shanklin) Ray Shanklin
03. Fritz the Cat - (R. Crumb, E. Bogas) Alice Stuart
04. Mamblues - (C. Tjader) Cal Tjader
05. Bo Diddley - (E. McDaniel) Bo Diddley & Billy Boy Arnold
06. Bertha's Theme - (R. Shanklin) Ray Shanklin

Lato 2

07. Winston - (E. Bogas) The Innocent Bystanders
08. House Rock - (E. Bogas, Day) Ed Bogas
09. The Synagogue - (tradizionale, arr. E. Bogas) Ed Bogas
10. Yesterdays - (O.A. Harbach, J. Kern) Billie Holiday
11. Love Light of Mine - (B. Watson) The Watson Sisters
12. The Riot - (E. Bogas, Saunders) Ed Bogas
13. You're The Only Girl (I Ever Really Loved) - (Krantz, E. Bogas, R. Shanklin) Jim Post

Molte altre canzoni udibili nel film non sono mai state pubblicate. Nel secondo doppiaggio italiano i brani sono stati sostituiti da canzoni del Quartetto Cetra, carine ma che non c'entrano niente con la colonna sonora originale.

Articolo originale pubblicato il 16/12/2022 su Onda Musicale.

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