19 aprile 2021

I cinque articoli più letti di On the Rock!

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Per festeggiare il visitatore numero 100000 di questo blog vi propongo un estratto dai cinque articoli più letti di On the Rock! Cliccando sui link "leggi tutto" li potrete leggere nella loro interezza. Buona lettura!

"Tomorrow never knows": Lennon, gli acidi, i morti e il profeta

"Tomorrow never knows" è una canzone scritta da John Lennon nel 1966 e inserita nell'album "Revolver" dei Beatles.
Spesso si legge che sia ispirata al "Libro tibetano dei morti" ma non è esatto, o almeno non direttamente. Quella che John voleva scrivere non era una canzone sulle esperienze che (secondo il buddismo tibetano) l'anima cosciente vive tra la morte e la rinascita, bensì sull'LSD. Il testo gli fu infatti ispirato dal volume "The Psychedelic Experience: A Manual Based On The Tibetan Book Of The Dead" di Timothy Leary, "profeta" dell'LSD. Lennon seguì le istruzioni contenute nel libro, prese l'acido e scrisse "Tomorrow never knows".

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La più scandalosa dichiarazione dei Beatles

La più famosa dichiarazione di John Lennon fu quella che creò maggiori polemiche attorno ai Beatles.
Nel 1966 il "beatle ribelle" all'interno di un'intervista al quotidiano londinese "Evening Standard" (pubblicato il 4 marzo '66) disse che i giovani conoscevano meglio i Beatles della figura di Gesù. Inserita nell'originario contesto, la frase passò inosservata. Fu quando alcuni mesi dopo la stessa intervista venne riportata pari pari dalla rivista statunitense per teenager "Datebook" (agosto 1966), che mise addirittura le parole di Lennon in copertina, che scoppiò lo scandalo.
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"You Ain’t Seen Nothing Yet" il brano balbettato dei Bachman–Turner Overdrive

"You Ain’t Seen Nothing Yet" è una canzone del 1974 della rock band canadese Bachman–Turner Overdrive, che deve la sua unicità e il suo successo ad una genesi bizzarra durante la registrazione dell'album "Not Fragile".
La canzone, scritta da Randy Bachman, nacque inizialmente senza testo, come un pezzo strumentale ispirato alla chitarra ritmica di Dave Mason. Non avrebbe dovuto essere incisa, e veniva utilizzata dalla band per testare se gli amplificatori e i microfoni fossero impostati correttamente.
Il fratello di Randy Bachman, Gary, era balbuziente, e un giorno il cantante per prenderlo in giro si mise a tartagliare sopra quella musica.
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La musica classica si è arrabbiata

Spesso quando cerchiamo un brano che rappresenti un sentimento o il nostro stato d'animo, ci rivolgiamo alla musica contemporanea, e consideriamo la musica classica come vecchia e superata. Questo senza sapere che la classica contiene nei suoi pezzi una varietà infinita di sensazioni; è solo che non la conosciamo abbastanza. Per ogni modo d'essere esiste un brano di musica classica che lo rappresenti, basta cercarlo.
Per dimostrarlo ho scelto uno stato d'animo che di solito si abbina alla musica più lontana possibile dalla classica, l'hard rock: sto parlando naturalmente della rabbia. Ecco quindi un elenco di brani classici arrabbiatissimi, e se non mi credete cercateli su YouTube!
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"Got to get you in to my life" dei Beatles, tra la marijuana e l'amore

"Got to get you in to my life" è un brano dei Beatles del 1966 contenuto nell'album "Revolver". È stato scritto da Paul McCartney (ufficialmente accreditato Lennon-McCartney), il quale non ha mai fatto mistero che fosse dedicato alla cannabis, anche se John Lennon in un'intervista dichiarerà di aver sempre pensato parlasse di LSD.
A tal proposito McCartney fu chiaro: "Got to Get You into My Life era una di quelle che scrissi quando fui iniziato alla marijuana... Quindi è proprio una canzone su quello, non è su nessuno in particolare" "È mia, l'ho scritta io. Ed è una canzone sulla marijuana. Un'ode, come la si potrebbe scrivere per la cioccolata o per il vino."
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Foto di Pete Linforth da Pixabay

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