09 agosto 2021

Jojo Rabbit: "Decisamente non è un buon momento per essere un nazista"

Il film ci mostra un nazismo pop, un "esperimento storico" nel quale il reich sembra fatto dagli Americani negli anni '60.

Jojo Rabbit

"Jojo Rabbit" è un film del 2019 che oscilla tra la commedia e la tragedia, ambientato in una surreale Germania nazista, diretto ed interpretato dal neozelandese Taika Waititi.

Il protagonista del film è Johannes Betzler (detto Jojo), un bambino di dieci anni fanatico del regime nazista. Stando spesso da solo Jojo si è inventato un amico immaginario, che altri non è che una versione buffonesca e infantile di Adolf Hitler. La vita del bambino subisce un cambiamento quando ad un raduno della gioventù hitleriana egli rimane ferito da una granata. L'evento lo costringerà ad avere un ruolo solo subalterno nell'organizzazione, e gli precluderà la possibilità di fare le esercitazioni militari e infine di partecipare alla guerra assieme ai suoi compagni.

Passando molto tempo in casa, Jojo scopre che in una piccola stanza celata vi è nascosta un'adolescente tedesca di religione ebraica, Elsa Korr, ospitata lì dalla madre del bambino. Il primo pensiero di Jojo è quello di denunciare la ragazza, ma questo significherebbe far arrestare sua madre. Il bambino pertanto decide di sfruttare questa occasione per scrivere un libro per il regime su "come riconoscere un ebreo", intervistando ripetutamente Elsa, la quale non si fa problemi ad inventare cose fantasmagoriche. Il rapporto tra i due giovani, entrambi rifiutati dalla società, diventerà sempre più stretto.

Guardando "Jojo Rabbit" bisogna tenere in considerazione il fatto che, pur traendo spunto da un periodo storico preciso, in realtà è solo un film di fantasia, per giunta distopico. I personaggi che lo animano sono macchiette, parodie, e non solo quelli prodotti dalla mente del bambino. Durante la visione della pellicola assistiamo quindi ad un nazismo "pop": partecipiamo ad un "esperimento storico" nel quale il reich sembra fatto dagli Americani negli anni '60. Oppure dai Neozelandesi, considerando che il regista Taika Waititi è un comico nato a Wellington, ed è lui sbiancato e con il ciuffo e i baffi d'ordinanza ad intepretare Hitler.

La colonna sonora del film riflette questa situazione, infatti quasi tutti i brani che vi compaiono appartengono ad un'epoca successiva a quella in cui è ambientata la storia, con alcune chicche molto interessanti. La prima compare subito in apertura della pellicola, ed è "Komm, gib mir deine Hand", versione in Tedesco di "I wanna hold your hand" ricantata dagli stessi Beatles (singolo che uscì solo in Germania nel 1964). Il film procede attraverso canzoni di Tom Waits, Ella Fitzgerald, Roy Orbison e altri, fino ad arrivare alla conclusione con "Heroes" di David Bowie e Brian Eno in una bella cover dei The Ten Tenors, e poi "Helden" ovvero la versione in tedesco di "Heroes" (canzone del "periodo berlinese" dei due artisti - 1977). La colonna sonora originale è stata scritta dal compositore italoamericano Michael Giacchino, già autore delle musiche di Up, Jurassic World, Inside Out, Rogue One, Coco e molti altri film.

La soundtrack completa è questa:

01. Komm, gib mir deine Hand (John Lennon e Paul McCartney) - The Beatles
02. I Don't Want to Grow Up (Tom Waits e Kathleen Brennan) - Tom Waits
03. Frühlingsstimmen, Op. 410 (Johann Strauss) - The Vienna Boys' Choir
04. Waltz & Chorus from Faust (Charles Gounod / Jules Barbier e Michel Carré) - The Hollywood Bowl Symphony Orchestra e Roger Wagner Chorale
05. Tabú (Margarita Lecuona) - Lecuona Cuban Boys
06. The Dipsy Doodle (Larry Clinton) - Ella Fitzgerald e Chick Webb & His Orchestra
07. Mama (Joe Melson, Roy Orbison e Ray Rush) - Roy Orbison
08. Everybody's Gotta Live (Arthur Lee) - Love
09. People Like You and Me (Mack Gordon / Harry Warren) - Glenn Miller and His Orchestra
10. Heroes (David Bowie e Brian Eno) - The Ten Tenors
11. Helden (David Bowie e Brian Eno) - David Bowie

Il film ha vinto il premio come Migliore sceneggiatura non originale sia agli Oscar sia ai BAFTA 2020.

Articolo originale pubblicato il 07/04/2020 su Onda Musicale.

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