16 aprile 2006

I salvastorie



Primo giorno di scuola. Ernesto cammina lungo i corridoi di un istituto elementare e pensa: “Perché avranno scelto proprio me per insegnare qui?! Io odio i bambini!”
Poi entra in aula, si siede dietro la cattedra e sbotta: “Sentite, marmocchi: io non ho voglia di insegnare e immagino voi non ne abbiate di imparare. Adesso io prendo uno stramaledetto libro di fiabe, ve lo leggo, e voi ve ne state zitti, chiaro?”
In quel momento entra il bidello, appoggia un vecchio e grosso libro sul tavolo e dice: “Mi scusi se ci ho messo tanto, professore, ma libri di fiabe in questa scuola non ne abbiamo normalmente. Questo l’ho trovato per caso nascosto sotto una libreria, in archivio.”
“Va bene, va bene… ma ora se ne vada!”
Ernesto apre il libro dicendo: “Ma quanta polvere c’è su questo dannato libro…”
Aprendo il volume a metà, da una nuvola di polvere esce un ometto minuscolo, un folletto, che dice all’uomo: “Omaggi a lei, prode cavaliere, che ha risvegliato me medesimo, il folletto Smeraldino, dal sonno secolare. E’ giunto il momento di andare a salvare il mondo delle fiabe!”
Appena dette queste parole la nuvola di polvere riappare e trascina Ernesto e il folletto in un vortice magico all’interno del libro. Mentre ancora precipitano nel vortice, l’uomo grida: “Ma che c@##o succede!?”
Smeraldino gli risponde: “Non è fine per un cavaliere del suo rango esprimersi in cotal guisa!”
“Ma io non sono un cavaliere!”
“Non è possibile, l’incantesimo parlava chiaro: sarei rimasto chiuso all’interno del libro finché un cavaliere non mi avesse liberato, e poi io l’avrei condotto a salvare il mondo delle fiabe!”

Al termine del vortice, Ernesto e il folletto si ritrovano in un salone, all’interno di un castello. Vicino a loro c’è uno specchio strano e molto grande.
“Dove diamine siamo?” urla l’uomo
“Siamo arrivati nella fiaba di Biancaneve, la conosci?”
“Sì, è quella della tizia che perde una scarpa.”
“Ma no: è quella della “tizia” che fugge dal castello perché la matrigna la vuole uccidere, e si rifugia dai sette nani. Poi arriva la matrigna travestita da vecchina, le fa mordere una mela avvelenata e lei cade addormentata finché non viene il principe a risvegliarla con un bacio.”
“Allora il mio lavoro è facile: bacio la tipa e me ne torno a casa.”
“Hemm… non è così semplice: guardati allo specchio!”
Ernesto guarda nello specchio, e vede riflessa una ragazza.
Il folletto sospira: “Tu sei Biancaneve!”
“Aargh! Tirami fuori da questa situazione!”
“Sei tu che devi uscirne, e per prima cosa devi fare la domanda allo specchio: la sai?”
“Sì, è… specchio specchio delle mie rane…”
“ ‘Brame’, ignorante!”
“E che vuol dire?!”
“Vai avanti!”
“Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”
Lo specchio risponde: “Splendente come il sole, candida come la neve, la più bella è senza dubbio Biancaneve!”
Smeraldino si allarma: “Atch, come temevo: fra poco la matrigna vorrà ucciderti!”
Allora l’uomo esclama: “E che c@##o! Sono appena arrivato e già mi vogliono far fuori! … Senti un po’, prima che la pazienza perda, cambierai idea brutto specchio di m&§>@?”
Lo specchio risponde: “Ti dico che non sbaglio, perché ho buona vista. Ma tu invece, parli peggio d’un camionista!”
Al che Ernesto aggiunge: “Ascolta brutto specchio, prima ch’io diventi pazzo: vuoi piantarla di rompermi il…”
Smeraldino lo interrompe gridando: “Andiamo, non hai tempo da perdere!” e lo trascina via.
La loro fuga dura però poco. Immediatamente gli si para di fronte il boscaiolo, il quale dice ad Ernesto: “Ho ricevuto ordine dalla matrigna di portarti nel bosco.”

Poco dopo i tre sono nel bosco. Il folletto parla sottovoce nell’orecchio di Ernesto: “Ascoltami: fra poco vi fermerete e lui ti ucciderà. Devi fare qualcosa!”
“Fermiamoci qui.” dice il boscaiolo
“Troppo tardi!” esclama Smeraldino.
Ernesto domanda al folletto: “Che cosa posso fare per convincerlo?”
“Beh, tu sei una ragazza giovane e carina, mentre lui è un omaccione di bocca buona… inventati qualcosa!”
“Ho capito.”
Smeraldino si volta dicendo: “Non voglio guardare!”
Poco dopo Ernesto batte due colpetti su una spalla del folletto: “Tutto a posto!”
Smeraldino si volta incredulo, domandando: “Già fatto?” Quando si è voltato del tutto, vede che il boscaiolo è stato tramortito con una randellata in testa.

Poco dopo, camminando nel bosco, i due trovano la casa dei sette nani. Il folletto domanda: “Bene, ora che abbiamo trovato la casa dei nani, lo sai cosa devi fare?”
“Certo: li schiavizzerò, li farò lavorare per me e combattere contro la matrigna!”
“No: sarai tu a fare tutti i lavori domestici per loro.”
“#£%$!”
“Coraggio, manca solo un giorno alla fine della storia. E modera il tuo linguaggio, fanciulla! Hi hi hi!”

Il giorno dopo, Ernesto/Biancaneve sta spazzando il pavimento della casetta dei nani. È già stufo di questo lavoro; sta esclamando “#£!” e “%$!” quando sente suonare il campanello.
L’uomo apre la porta e si ritrova davanti la vecchina con il cestino di mele, che le dice: “Sono una povera vecch…” al che Ernesto la interrompe dicendo: “Oh, finalmente sei arrivata! Non ne potevo più di questa vita di m&§>@ a fare le pulizie!” Poi le strappa la mela di mano, dicendo: “Ora posso morire in santa pace!” e le dà un morso (alla mela, non alla vecchina).
Poi dice, stupito: “Ma non è una Melinda! E poi: perché non sono morto?!”
Smeraldino risponde: “Il poco veleno contenuto nella mela può fare effetto su di una fanciulla delicata come Biancaneve, ma non su di te. Fai comunque finta di morire!”
Ernesto comincia a picchiare la vecchina gridando: “Brutta vecchiaccia! Perché non sono morto!”
“FAI FINTA DI MORIRE!” gli urla il folletto.
L’uomo si contorce in tre spasmi assurdi e poi cade a terra.
Smeraldino prosegue: “Bene, ora non ci resta che aspettare il principe… eccolo, è già qui!”
Ernesto dice, sottovoce, al folletto: “Ma io non voglio baciarlo!”
“Solo quando ti bacerà la storia sarà conclusa, e tu potrai abbandonare questa fiaba!”
“Sì, ma che schifo!”
Il principe bacia Ernesto, e subito dopo i nostri eroi vengono trascinati via dal vortice magico.

Qualche istante magico più tardi, i due si ritrovano in una stanza di una casa povera. Quando Ernesto ha finito di sputare, dice a Smeraldino: “Ma questa non è casa mia!”
Il folletto risponde solo: “Hemm…” guardando l’ombra dell’uomo sul muro: ha la sagoma di Pinocchio!
Ernesto grida: “#@£$%&!”

FINE

2 commenti:

  1. Finalmente e nuovamente un racconto comico!
    "I Salvastorie" potrebbe essere l'inizio di una serie lunga; d'altronde i personaggi, l'ambientazione e lo svolgimento degli episodi sono qui ben delineati. Basterebbe inserire i nostri ogni volta in una fiaba diversa.
    Solo che, dopo aver scritto questo racconto, non ho più avuto il tempo e l'ispirazione sufficiente per farlo. Peccato!

    RispondiElimina
  2. Se volete continuare a divertirvi, leggete le striscie di "Sesso in Panda" su http://sessoinpanda.blogspot.com

    RispondiElimina